Palazzo Montecitorio

buildings

La natura qualitativa della luce emerge in questo progetto. L'eliminazione di apparecchi obsoleti, la modifica degli elementi perimetrali del lucernario e la sostituzione dei proiettori storici esistenti servono non solo a garantire una miglior percezione dello spazio architettonico ma anche a valorizzare le opere d'arte in esso contenute

Anno

1998

Luogo

Roma – Italia

L'impianto di illuminazione dell'Aula di Montecitorio ha subito, nel corso degli anni, il sovrapporsi di numerosi interventi integrativi volti ad assecondare esigenze oggi superate dall'evoluzione tecnologica. Le attuali metodologie di ripresa televisiva non richiedono più quegli elevati livelli di illuminamento che hanno giustificato l'inserimento di proiettori aggiuntivi sia alla quota del lucernario che delle tribune. 
Si presenta quindi l'occasione, innnanzitutto, di restituire dignità architettonica all'opera del Basile liberandola dal disordine visivo determinato da interventi ormai obsoleti. In questi anni, si é affermata la consapevolezza di come sia il benessere di un ambiente di lavoro, sia la percezione di uno spazio architettonico, dipendano non solo da parametri quantitativi ma anche dalla corretta valutazione degli aspetti estetici legati alla natura qualitativa della luce: tonalità e resa cromatica delle sorgenti, contrasto tra illuminazione diffusa e d'accento, alternarsi di elementi di riposo e di stimolo visivo fino alla simulazione della variabilità delle condizioni naturali. Il fulcro del progetto è l'eliminazione degli apparecchi obsoleti e il lucernario con la rifunzionalizzazione o la sostituzione dei proiettori storici esistenti. La sostituzione degli elementi perimetrali del lucernario con opportuni vetri acidati permette di illuminare i dipinti collocando i proiettori al di sopra della vetrata, ubicazione che oltre a evitare la presenza visiva degli apparecchi e l'apporto di calore nell'ambiente, consente una facile accessibilità e quindi una facile manutenzione. Nell'Aula inoltre la presenza di alcuni elementi decorativi di maggior pregio tra cui i dipinti del Sartorio, l'altorilievo bronzeo del Calandra, porta allo studio e all'impiego di apparecchi con sorgenti alogene per garantire la massima resa cromatica. In particolar modo il bronzo del Calandra richiede, in assenza di abbagliamento, un'illuminazione d'accento che evidenzi la profondità prospettica dell'altorilievo, nel contrasto tra figure in primo piano ed elementi dello sfondo. Di qui l'impiego di un apparecchio che offra la possibilità di orientare in modo indipendente una batteria di sedici lampade alogene a bassissima tensione con ottica controllata. 
 

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